Speriamo che me la cavo


I Malavoglia

 Trama

Il romanzo racconta la storia di una famiglia di pescatori che vive e lavora ad Aci Trezza, un piccolo paese vicino Catania. La famiglia è nota e rispettata da tutti e poteva considerarsi economicamente agiata grazie soprattutto ai proventi ricavati dalla pesca con la barca chiamata la “Provvidenza”. La catena delle disgrazie inizia con l’acquisto a credito di un carico di lupini da trasportare in barca. Purtroppo una tempesta fa affondare la nave. Muore così Bastiano figlio del capo famiglia Padron Ntoni, marito di Maruzza e padre di cinque figli:’Ntoni, Mena, Lia, Luca, Alessi. Tutti cominciano ad arrabattarsi per saldare il debito dei lupini affondati con la barca, ma presto durante il servizio militare di leva nella battaglia di Lissa muore Luca. Distrutti dai dispiaceri, i Malavoglia non riescono a saldare il debito e così viene tolta loro la casa di famiglia , detta la  “Casa del nespolo”. Ormai tutto il paese vede di malocchio i Malavoglia che cercano in tutti i modi lavorare per ottenere i denari per maritare le figlie e per riacquistare la Casa del Nespolo. A moltiplicare le fatiche arriva il colera che si porta via la Longa. Patron Ntoni resta così solo con Alessi e ‘Ntoni a sostenere i nipoti orfani del padre e della madre. Ntoni ribellandosi alle condizioni dei vinti prende una cattiva strada che lo porta a cinque anni di prigione, causando prima la pazzia , poi la morte del nonno e la fuga della sorellina Lia. Da ultimo resta così Alessi che, dopo essersi sposato, con l’aiuto della sorella Mena ricompra la Casa del Nespolo e tenta di ricostruire l’onore distrutto dei Malavoglia.

L'ambiente

L'ambientazione è molto importante per il continuo della vicenda: infatti, quello che fa da sfondo al racconto è un paese con attività agricole o marittime di scarsa entità, volte alla sopravvivenza più che all'arricchimento dei privati che le praticano, in linea con un sistema economico arretrato ed antitetico ai precetti borghesi.

I personaggi

I personaggi, a causa della loro condizione, sono imprigionati in una fascia economica da cui è impossibile uscire: è la politica chiusa di tutto il Sud Italia di quel periodo.

Il mondo ad Aci Trezza non cambia, e non cambierà nonostante le vicende dei Malavoglia: a testimonianza di questo aspetto, Giovanni Verga applica uno stile ripetitivo nella parte finale del racconto per creare l'idea di reiterazione nella mente del lettore. L'autore vuole insegnarci che il progresso travolge le classi più umili, ancora legate ai valori arcaici, le quali soccombono perdendo le antiche usanze senza riuscire comunque ad adeguarsi alla società moderna. L'idea è quella di un progresso impossibile ed inattuabile.

Ogni personaggio viene chiamato con un nomignolo attribuitogli dal popolo, e la famiglia stessa veniva chiamata dai concittadini i Malavoglia. Verga usa così una serie di antifrasi, per le quali il soprannome attribuito a ciascun personaggio indica una caratteristica opposta a quella reale del personaggio. Ad esempio i Malavoglia sono così chiamati per la loro volontà e la loro voglia di lavorare per poter sanare i loro debiti ed elevare la loro condizione sociale.

 La visione pessimistica

Nel romanzo vi è una sorta di visione pessimistica della vita da parte dell'autore: egli sottolinea il fatto che le disgrazie debbano essere subite passivamente e vengano una dopo l'altra per affondare le sorti di una famiglia intera. Quella in questione, è una famiglia di tipo patriarcale con due capisaldi: Padron ‘Ntoni e l'imbarcazione "La Provvidenza".

Il primo è il senex, il galantuomo, custode della saggezza; si ricordino, a tal proposito, i tantissimi proverbi sciorinati in ogni momento. È possibile ipotizzare che l'autore, attraverso queste manifestazioni della cultura del popolo, esprima il proprio giudizio e le proprie opinioni: egli comunica con il lettore attraverso i detti e le sentenze.

La seconda, la barca, è la fonte di guadagno, simbolo della vita: in essa sono racchiuse le speranze di una buona pesca.

L'economia

Giovanni Verga riprende più volte il discorso economico, anche nelle tragedie familiari. Quando ad esempio muore Bastianazzo, la prima ed ultima cosa che si dice che la barca era carica di lupini: quindi il fattore economico è molto importante. Inoltre, Verga vuole sottolineare la differenza tra la malizia del popolo e la famiglia operosa. Difatti è il popolo a pensare che Padron 'Ntoni si preoccupi dei lupini, quando quest'ultimo è afflitto per il figlio. I Malavoglia per tutto il romanzo sono tesi a recuperare la condizione economica iniziale, od a migliorarla. L'economia del paese è chiusa e di tipo feudale: le classi sociali sono immobili e non è lasciata nessuna possibilità alla libera iniziativa (come dimostra l'investimento nei lupini avariati).

Lo stile

Nello stile di Verga bisogna ricordare la frequenza dei dialoghi. Mescolando il discorso diretto, quello indiretto e il discorso indiretto libero, il Verga assume nella lingua italiana modi tipici del parlato siciliano, avvicinandovisi con intenti veristi. Questo stile narrativo ci permette di identificare i personaggi del romanzo come esseri inseparabili dal proprio paese e dalla propria casa. Contemporaneamente, la coralità del parlato permette allo scrittore di non comparire mai in primo piano con i propri giudizi.